Mio nonno.


Mio nonno era un uomo scheletrico, tempestato di muscoli e nervi, concentrato in un metro e sessanta d'uomo. E' cresciuto a pane e lavoro e considerava le ventiquattrore qualcosa di limitante. Avrebbe voluto lavorare senza soluzione di continuità. Godeva di ottima reputazione e considerazione da parte di tutti. Quando passava per le vie di Cagliari con me, notavo lo sguardo compiaciuto di chiunque lo salutasse. Era schivo con i figli, coi fratelli e addirittura coi nipoti, ad eccezione di me e mio fratello. La sua considerazione per noi, ingenerava spesso gelosie tra glia altri cugini: Non si capacitavano di come un uomo abituato a non regalare nulla a nessuno, di colpo si scopriva generoso come pochi, ma solo con noi. Una cosa bella che ricordo di lui, è stato un mio compleanno, me lo ricordo come fosse oggi: si avvicino a me e tiro fuori 1000 lire, e mi disse con una voce rude: << Spendili bene, che devi arrivare al prossimo compleanno>>. 1000 lire erano poche anche all'ora, ma il mio regalo era il suo sguardo felice e premuroso, di chi ti stava regalando molto. Questo mi manca di lui: Quel dare, per amore di dare, facendolo onestamente. Senza quelle finte generosità imposte per grado di parentela. Lui era così e per questo nonostante sia passato molto tempo dalla sua morte, rimane indelebile nel mio cuore e nella mia testa. E lo sarà per sempre.

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E appollaiato sul lettone me ne sto.


E sì, già. Io penso al letto, il posto magico, compagno di avventure e di sventure.
E sprofondando in tanta morbidezza, Tra il caldo del plaid e il cuscino morbido, i miei pensieri distonici sono di una durezza granitica. Aspri come solo i limoni acerbi sanno essere. E proprio assorto sul letto, il pensiero era rivolto a Dio(anche se non ci credo), al modo di creare degli ottimi individui e di rovinare tutto con l'incedere della vita. Tutti partono belli e la vita l'imbruttisce. La vita cambia, e cambia pure le persone e le persone diventano ciò che vivono. E tutto il male vissuto, glielo leggi nei non sorrisi, nella spensieratezza persa e dalla non voglia di rischiare, di chiede affetto e di urlare che hai bisogno d'amore. La vita è l'inferno e la morte il paradiso, questo è il cinico pensiero partorito, in una mattinata svogliata, immerso nel lettone.

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Pigrizia, sentimenti, spossatezza e inquietudine.


Ogni tanto mi chiedo se la costanza è un dono divino o qualcosa che s'impara. Magari, in quei manuali pratici della vita, scritti da i new-guru del genere che va tanto di moda negli States, i coach life. beh, ecco, tutto sommato non ho mai trovato nessun giovamento pratico in questi manuali che ti dicono "fai questo è sarai felice". E no, cazzo! proprio no, perché i buoni consigli uno è perfettamente in grado di darseli da solo. Non serve il pezzo di carta in strizzacervelli. Basta un po d'impegno e BUONA VOLONTA': Eppure, anche sapendo che è giusto fare certi sacrifici, per ottenere certi benefici, sembra che la vita uno se la voglia proprio rovinare a tutti i costi. Il mio più grande cruccio, il mio "io odio io", è quando rimando, posticipo cose che potrebbero rendermi felice. E' male di molti, perchè molti(come me) sono sfaticati. L'amore è impegno, le relazioni costano di parole, di tempo, di voglia di darsi... Ma è il fare che uccide sempre la voglia, che poi c'è, ma non c'è paradiso senza impegno. E a conguaglio di tutto, mi accorgo che potrei essere felice al quadrato, se solo ci mettessi tutto me stesso in ciò che faccio. Devo sbrigarmi a contemplare di meno e a praticare di più.

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Quando sei nata...


Era un giorno strano, avevo preso un giorno di ferie ed ero impaurito. Pieno d'attesa e di domande senza risposte, come se non fosse la cosa più naturale del mondo. Stavo li, fuori ad attendere insieme ad uomini tutti d'un pezzo e già vissuti a dovere. Io sbarbato, con gli occhi sgranati e senza barba, seduto sguaiatamente in un angoletto della sala d'attesa e nessuno credeva che fossi tuo padre, magari uno zio, o forse un cugino, ma non tuo padre. Se lo saranno chiesti in molti che ci faceva un ragazzo solo, in una sala d'attesa per nascituri... e immaginavo come saresti stata: come sarebbero stati i tuoi occhi... se potevi già vedermi... e quando sono stato chiamato, l'hanno fatto tre volte... "Signor Manzo... Signor Manzo... Ma c'è Manzo?",Con un filo di voce ho detto: "Sì, sono io"... non sono abituato ad essere chiamato signore e forse l'unico giorno in cui mi sono sentito davvero signore e quando t'ho vista e quando mi hai stretto il dito nella tua manina. L'amore è questo, è solo questo, tu. Ti adoro Chiaretta, per sempre.

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Che poi io non sono il tipo.


Io che non metto foto su fb perché non amo apparire, io che i sentimenti vorrei vivermeli da solo, al massimo in due. Io che riesco a tenere un segreto e sempre io che riesco ancora ad essere umano nonostante tutto. Io che vorrei dare tutto senza gli occhi indiscreti di qualcuno. Io che so dare, ma a chi e perché? Non metterò mai più un sentimento, un complimento o un pensiero in piazza. Certe cose le devi dare in silenzio, di nascosto, come si fa con le cose preziose.

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