Pensieri post-lavoro.


E’ un periodo denso di niente. L’incedere del tempo è lento, noioso e pesate. Arrivi a una soluzione e c’è subito un altro problema da risolvere con altre soluzioni. Avete presente quei treni che non arrivano mai? Quelli che aspetti prima in piedi fumandoti una sigaretta, poi ti metti seduto sulla panchina e poi ti rialzi passeggiando nervosamente lungo la banchina...
Ecco, io aspetto sulla banchina qualcosa di bello.

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Cose che pensi ma non dici.

E poi ne vedi di tutti i colori e di tutte le forme. Spesso hai pensieri luridi che rimangono tra te e te. Dai giudizi silenziosi e hai voglie inespresse. Guardi culi, visi, cosce e tette. Ma si sa che la professionalità non va mai mandata a puttane. Non fosse altro per lo stipendio a fine mese. Ma ieri, assorto nel mio lavoro è entrata una dea. Talmente prorompete che biascicavo le parole come gli ultimi degli alcolizzati, ad un tratto la hall si è intrisa del suo profumo. Un sorriso riflettente e due occhi di un celeste marino che potevi vederci il mare. Un passo dopo l'altro si avvicina al bancone, in default parte un'erezione che solo Dio sa che dolore tra i miei jeans stretti. Parlava, diceva qualcosa, ma nella testa mi si è spento qualcosa. La vedevo e immaginavo di spogliarla, di toccarla, di coccolarla e parlagli delicatamente all'orecchio. Sentivo addirittura i suoi profumi intimi. La generosa scollatura rapiva i miei occhi e, quando stavo per dirle qualcosa di osé, nel momento proprio che ho deciso di provarci, appare un marcantonio alle sue spalle dicendole, "Amore, ci prendiamo un caffè?". Addio fottuta erezione. Addio pensieri lussuriosi. Addio a te, che con me ti saresti divertita tra il congiuntivo e il sesso.

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